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Antigone. Un rituale viaggio agli inferi al Teatro SS. Trinità

Questo evento è terminato

Un’allegoria. Sarà un’allegoria. La scena rappresenterà il Presente nella sua essenza più intima, quella meno evidente. Ci sarà un trono, al centro della scena. E sul trono siederà Creonte, tiranno della città di Tebe. Accanto a lui, invisibili ma presenti, una sfilza di poliziotti e di cherubini ubbidienti.

Ci sarà la nebbia, tutta la scena sarà coperta da una fitta nebbia. E un vento insistente attraverserà la scena. Una donna, vestita di stracci, sarà ai piedi del trono, legata ad esso tramite lunga metaforica catena. Prigioniera della Storia perché ribelle alla Storia. Sua è la rabbia dell’impotenza, la passione della rivolta, l’impossibilità della liberazione.

Il suo nome è Antigone. I suoi occhi, così come la voce, esprimeranno la rabbia antica di chi non vuole cedere alle lusinghe dei regnanti. Ai lati della scena, ai margini di tutto, apparentemente distaccato, come se la stessa scena non fosse altro che il frutto perverso della sua immaginazione, ci sarà l’autore dell’opera. Non parteciperà all’azione scenica, anche se ne sarà parte integrante. Essere sul ciglio non significa forse essere e, al contempo, non essere nell’azione? Essere parte della Storia e, allo stesso tempo, non prenderne parte; non partecipare lasciando intravedere l’inquieta passione di voler esserci per cambiarne il corso. Un esserci senza pace; un non esserci per affermarsi diverso. Il suo nome potrebbe essere Bertolt, Bertolt Brecht…

Testo e Regia: Nevio Gambula
Antigone: Francesca Veneri
Creonte: Nicolò Rigano

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