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Edoardo Leo porta in scena “Ti racconto una storia” al Teatro Capitan Bovo

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Il 30 gennaio 2020 alle ore 21.00 al Teatro Capitan Bovo, Edoardo Leo sarà protagonista dello spettacolo “Ti racconto una storia”. Un reading-spettacolo che raccoglie appunti, suggestioni, letture e pensieri che l’attore e regista romano Edoardo Leo ha raccolto dall’inizio della sua carriera ad oggi.

Venti anni di appunti, ritagli, ricordi e risate, trasformati in uno spettacolo coinvolgente, che cambia forma e contenuto ogni volta, in base allo spazio e all’occasione. È uno spettacolo che fa sorridere e riflettere, che racconta spaccati di vita umana unendo parole e musica.

Una riflessione su comicità e poesia per spiegare che, in fondo, non sono così lontane. In scena, non solo racconti e monologhi di scrittori celebri (Benni, Calvino, Marquez, Eco, Benni, Piccolo…), ma anche articoli di giornale, aneddoti e testi di giovani autori contemporanei e dello stesso Edoardo Leo. Tutti sappiamo parlare ma il dono del racconto è qualcosa che non tutti hanno. Ci devi essere nato, lo devi tenere allenato, devi saper ascoltare la realtà, essere un buon osservatore. Ecco che una storia può diventare un Mito, un aneddoto una barzelletta, un fatto reale può essere romanzato (non è importante che sia realmente successo o meno) fino a divenire emblema, simbolo e passare di bocca in bocca come telefono senza fili. Le storie hanno mille origini, vagano, volano, passano le frontiere, travalicano le lingue e le traduzioni, ci dicono chi siamo, stimolano la fantasia, attivano i neuroni, incendiano le sinapsi. Ed è questo il grande filo conduttore dello spettacolo “Ti racconto una storia” di Edoardo Leo, affabile, istrionico, frizzante attore (e autore e regista) che conosciamo più nella sua versione cinematografica con diversi colpi messi a segno nelle ultime stagioni sul grande schermo, da “Smetto quando voglio” a “Io c’è” fino a “Io e la Giulia”.

Dietro di lui tre lavagne, in una ricostruzione da set scolastico e forse anche pinocchiesco o harrypotteriano, e molti libri, quella cultura forse non alta ma altamente popolare, quella che ti si appiccica addosso e fa, assieme alla curiosità, la base per essere persone che hanno ancora voglia di stupirsi, di imparare, di guardare con occhi nuovi il domani. Come in una piccola agorà, si trasforma in un professore, di quelli moderni che ci ha ricordato il professor Williams ne “L’attimo fuggente”, di quelli che ti fanno appassionare anche alle materie noiose, dei quali ti innamori per come riescono a passare la poesia, l’enfasi, la bellezza degli argomenti, quelli nei quali vedi accendersi la miccia negli occhi vividi, quelli che s’illuminano, per come riescono a tramandare il grande oceano delle parole scritte. Il suo è un corpo a corpo con la letteratura, con la narrazione, con l’affabulazione; non bisogna aver studiato molto per saper raccontare ma letto tanto (e ascoltato gli altri, il mondo attorno) quello sì, senza dubbio.

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