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La satira comicissima e graffiante nella “R.E.M.” a Villa Albertini

Questo evento è terminato

Due manager (un tempo) rampanti, due (ex) pezzi grossi d’azienda, due uomini che non hanno nulla in comune se non l’essere abituati ad avere il controllo della situazione, scoprono improvvisamente di essere anche loro delle semplici rotelle di quel gigantesco ingranaggio chiamato capitalismo finanziario, che loro si erano illusi di poter dominare. Stavolta non saranno costretti a malincuore ad effettuare tagli al personale: sono proprio loro due il personale tagliato.

Ma siccome “ogni licenziamento è anche un’opportunità”, ecco arrivare i nostri due manager di nuovo sul mercato proprio nel posto adatto a loro: la R.E.M., “Recupero Esistenziale Manager”, l’impresa di outplacement perfetta per aiutarli a ritrovare una degna ricollocazione lavorativa. A patto, naturalmente, di impegnarsi a fondo nel seguire il programma di recupero…

Tra esilaranti terapie psicanalitiche, bizzarri giochi di ruolo, simulazioni di crisi di coppia e un militaresco allenamento fisico e mentale, i due manager accompagnano gli spettatori nel loro viaggio attraverso la R.E.M., una satira comicissima e graffiante sulla ricerca bieca ed esasperata del profitto sempre e comunque, ad ogni costo e succeda quel che succeda.

Ed ecco qui cosa succede: i due esasperati “rottami dei colletti bianchi”, interpretati dai due attori che entrano ed escono di continuo dall’identificazione tra loro stessi e i personaggi, divertendosi poi a scambiarsi le identità in un continuo gioco di specchi, dovranno combattere per restare a galla in un mercato del lavoro sempre più in affanno tra le onde dell’isteria, per essere reintegrati nella società.Riadattando al giorno d’oggi “Top Dogs”, un testo scritto originariamente nella Svizzera degli anni ‘90 (e incredibilmente moderno già allora), possiamo toglierci il gusto di guardare negli occhi il capitalismo sfrenato di questo strano tempo, e ridere di gusto. E sarà anche la nostra risata che ci permetterà di ricacciare l’ombra inquietante della (ennesima) crisi. Senza averne più paura. O quasi.

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