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Andrea Motis Quintet al Teatro Ristori

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Se il piccolo mondo del jazz non fosse così dannatamente lento nel riconoscere il talento, nel 2017 sarebbe bastata l’uscita di “Emotional Dance”, il primo disco da leader di Andrea Motis per la Impulse! a proiettarla subito nella stratosfera.

Il grande Quincy Jones aveva visto giusto quando l’aveva invitata, non ancora diciassettenne, sul palco del Barcelona Festival. Oggi i suoi estimatori sono ben più numerosi degli happy few di un tempo. Andrea suona la tromba da quando aveva sette anni, Joan Chamorro la nota e la mette sotto i riflettori a quattordici in “Joan Chamorro presents Andrea Motis”, un disco che è una ventata di primavera.

La loro collaborazione dà luogo a cinque dischi in pochi anni, tra cui “Feeling good” (2012) e il più che perfetto “Emotional dance”. Sempre attorniata dai suo fedelissimi musicisti – Ignasi Terraza al piano, Josep Traver alla chitarra e Esteve Pi alla batteria – e da qualche ospite americano del calibro di Warren Wolf, Gil Goldstein, Scott Robinson e Joel Frahm, Andrea interpreta gli standard con una sorprendente maturità di linguaggio e rivela, nei pezzi originali, la sua luminosa ascendenza mediterranea. Ed è proprio questo il tropismo intrapreso e coltivato nel nuovissimo “Do outro lado do azul”, il suo progetto musicale più ambizioso fin qui. Continuando a percorrere i sentieri meno battuti dalla tradizione jazz, la giovane musicista qui rinnova non solo l’orchestrazione – basata principalmente sulla chitarra di Mathieu “Tetéu” Gullermant e aperta ad altri strumenti come il clarinetto di Gabriel Amargant e il violino di Christopher Mallinger – ma anche i materiali sonori, con i ritmi e i profumi del Brasile, la cui musica apporta omogeneità e consistenza all’intero album.

Con gusto raffinato, Motis elude le scelte scontate e disegna un suo personale itinerario nel ricchissimo repertorio di giganti quali Ismael Silva (Antonico), Roque Ferreira (Filho De Oxum) e Paulinho Da Viola (Dança Dea Sildao), nelle canzoni confidenziali di Moacyr Luz e Luiz Tatit e nei pezzi contemporanei di Rodrigo Maranhao e Roberta Sa, in profonda affinità con il linguaggio e la cultura del grande paese. In più ci mette due composizioni originali – Brisa, un samba delicatamente malizioso e Senza Pressa, una sontuosa ballata piena di sole – e una nuova magistrale interpretazione dell’inno di Joan Manuel Serrat Mediterraneo.

Tutto questa fa di “Do Outro Lado Do Azul” l’espressione di un’avvenuta emancipazione creativa e una sorta di manifesto estetico. Sebbene Joan Chamorro e compagni costituiscano sempre il cuore pulsante del gruppo e diano una certa continuità con il jazz dei lavori precedenti, con questo disco Andrea Motis trova l’autorevolezza della grande artista e bandleader qual è diventata. Anche il suo canto si è fatto più profondo e partecipato, pur conservando freschezza, spontaneità, fraseggio, precisione ritmica. E quando passa alla tromba, il suo innato senso melodico, il suo stile disinvolto e naturale, continuano a destare sensazione. “Do Outro Do Azul” è in definitiva l’album di svolta di un giovane prodigio sulla via della grandezza artistica.

“Dopo lo strepitoso esordio di Emotional Dance e al di là della squisitezza formale che ne contrassegna lo stile e l’espressione, Andrea Motis fa dell’impatto emozionale della sua voce educatissima e del suo elegante fraseggio alla tromba, un’arma persino più affilata della sua impeccabile tecnica vocale e strumentale. Tant’è che, calcando una volta di più l’enfasi sulla naturale osmosi tra musica carioca e jazz, in Do Outro Lado Do Azul la giovane artista catalana si impone con autorità tra le più sensibili interpreti e raffinate compositrici contemporanee di quel meraviglioso ibrido che si chiama jazz-samba”

Elio Bussolino, Rockerilla

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